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Le grandi traduzioni nella storia e il progresso culturale e scientifico

By blattanzi | Published  01/22/2009 | Translation Theory | Recommendation:RateSecARateSecIRateSecIRateSecIRateSecI
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Spesso, pensando al progresso sociale e culturale, si pensa a un continuum storico caratteristico dell’Europa, “esportato” in seguito ad altri popoli meno evoluti. Questo atteggiamento etnocentrico, che fu caratteristico in particolare del diciottesimo e diciannovesimo secolo – tempi contrassegnati dal colonialismo e sfruttamento dei popoli mascherato da “civilizzazione” -, è ancora molto presente, tanto che il mondo è spesso concepito come diviso tra “occidente” e altri popoli, a tal punto da giustificare il fenomeno ora chiamato “scontro di civiltà”.
Ma, percorrendo la storia della scienza, della filosofia e in generale della cultura scritta, vediamo che gran parte del nostro patrimonio è stato elaborato in altri contesti culturali e linguistici, e assorbito solo in un secondo tempo nella nostra letteratura e nelle nostre accademie grazie all’opera di alcuni grandi traduttori, dotti che hanno dedicato gran parte della loro vita a rendere accessibili testi e i trattati di grandi studiosi, scienziati, filosofi, e persino profeti.

La Bibbia
Il primo grande libro a cui si pensa è la Bibbia, il cui stesso nome deriva dal greco biblìa, plurale di biblìon (libro) e sta ad indicare che si tratta del libro (o raccolta di libri) per eccellenza, per molti monoteisti al di sopra di qualsiasi altra fonte scritta. Fu il primo ad essere stampato in Europa da Gutemberg (1455) e fu anche una delle prime prima grandissime opere di traduzione.
Secondo la leggenda narrata nella Lettera di Aristea , settanta (o settantadue ) rabbini ellenizzati furono convocati dal Tolomeo II Filadelfio per fornire alla biblioteca di Alessandria una traduzione in greco della Bibbia . Nella narrazione la vicenda si tinge di fantastico: i dotti ebrei avrebbero tradotto ognuno per conto suo il testo sacro per poi confrontare le versioni e accorgersi, con meraviglia, che esse erano perfettamente identiche, segno inconfutabile dell’ispirazione divina!
Ma, secondo gli studiosi di religioni e i filologi, la versione “Septuaginta” non è affatto fedele all’originale ebraico, ma palesemente viziata da categorie concettuali elleniche:
Nell’episodio del roveto ardente (Esodo, 3; 14) Dio si palesa nel testo originale con un’espressione che può essere tradotta “Io sono Colui che sono”, a sottolineare il carattere presente e dinamico del Dio ebraico, mentre nella versione dei settanta la frase si trasforma in “Io sono Colui che è” secondo la concezione platonica dell’essere come realtà suprema .
Il termine davar (ordine superiore che indica l’azione) slitta in logos (“parola” nel senso di significato). Similmente appaiono forzature il dualismo psychè-soma (anima-corpo), non presente nella cultura ebraica antica, e dianoia (intelligenza discorsiva) dove il testo originale indica le viscere .
Ma tali distorsioni semantiche non sono affatto da considerare degli errori, perché dettati dalle differenze allora insanabili tra culture e mondi diversi, né causa di effetti negativi o ignoranza: contribuirono infatti ad arricchire sia il mondo ellenico che il giudaismo , oltre a costituire la base filosofica e dottrinale per la nuova religione che sarebbe germogliata pochi secoli dopo, il Cristianesimo .

Altra grande impresa fu la versione latina della Bibbia, conosciuta con il nome di Vulgata .
Già traduttore di testi teologici e filosofici, per potersi dedicare a questo compito San Girolamo (347-420), grande conoscitore delle lingue latina e greca, decise di perfezionare anche la lingua ebraica, in modo da poter attingere ai significati originali del testo sacro. Nominato poi santo patrono dei traduttori, Girolamo aveva un concetto sofisticato del suo lavoro. In una epistola scrisse:
“Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l’ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso. Ho come maestro di questo procedimento Cicerone, che tradusse il Protagora di Platone, l’Economico di Senofonte e le due bellissime orazioni che Eschine e Demostene scrissero l’uno contro l’altro [...]. Anche Orazio poi, uomo acuto e dotto, nell’Ars poetica dà questi stessi precetti al traduttore colto: "Non ti curerai di rendere parola per parola, come un traduttore fedele" »
(Epistulae 57, 5, trad. R. Palla) .


La scienza araba e i fermenti culturali del medioevo cristiano
Secondo l’accezione comune il medioevo europeo è concepito come il periodo più “buio” in cui il “sonno della ragione” produsse una regressione sia morale che culturale. Ma gli studiosi moderni, una volta emancipati dalle storture ideologiche sedimentate dalle interpretazioni più tendenziose della cultura illuminista e positivista, hanno messo in luce che proprio in quel periodo furono poste le basi per il successivo sviluppo scientifico e culturale.
A quei tempi si erano formate le distinzioni geografiche, religiose e culturali che distinguevano l’oriente dall’occidente e molti intellettuali erano divenuti consapevoli che il progresso e l’ampliamento della conoscenza doveva necessariamente passare per una riunificazione culturale, intesa come processo fondamentalmente umanistico, quasi a voler riacquisire la primordiale potenzialità della comunicazione cancellando le diversità sorte, secondo la tradizione, dalla punizione divina nell’episodio biblico della torre di Babele , evento de cui il traduttore Yaqob Anatoli (prima metà del XIII sec.) deriva le diversificazioni e le gerarchie del sapere .

L’attività scientifica più consistente nel primo medioevo si svolse nel mondo arabo e comprese vari settori, dalla medicina, alla matematica alle scienze astronomiche e naturali (compresa la chimica e alchimia) e, naturalmente, alla filosofia. All’eredità dei greci, che furono tradotti in arabo in quei secoli da persiani e siriaci – prevalentemente cristiani che conoscevano il greco come lingua liturgica – essi aggiunsero le proprie osservazioni empiriche e competenze matematiche . Importanti testi greci divennero patrimonio della cultura arabo-persiana grazie a traduttori come il patriarca nestoriano Timoteo I (Topici di Aristotele), Hunayn (Aristotele, Galeno e Ippocrate), Ustat o Eustazio (Metafisica di Aristotele) e altri traduttori del circolo filosofico di al-Kindi, che produssero le versioni arabe di Plotino, Proclo, Nicomaco, del Simposio di Platone e di varie opere di Aristotele . Il letterato arabo as-Safadi (m. 1363), studioso di questi testi, distinse tra due tipi di traduzione, uno letterale (ad verbum) più rozzo e in genere più antico, e uno a senso (ad sensum) raffinato ed evoluto, che include anche il grande Hunayn e altri dotti che possedevano una profonda conoscenza dei dettagli filologici e contenutistici.
Il laboratorio per le grandi traduzioni verso il latino fu la Spagna conquistata dai saraceni, dove si recarono i grandi traduttori cristiani per acquisire, oltre al sapere orientale, anche alcuni importanti testi greci conservati e tradotti in lingua araba .
Tra i più famosi autori delle versioni latine ricordiamo Gherardo da Cremona e il filosofo Alfredo l’Inglese. In quell’epoca vennero tradotte opere fondamentali come l’Algebra di al-Kwarizmi e il Canone di Avicenna, che hanno contribuito non poco al progresso della cultura e della scienza.
Chi si trova a operare nel campo delle traduzioni deve essere consapevole che, seppure non avrà mai forse a trattare opere dell’importanza di quelle ora menzionate, il suo lavoro è parte integrante dello sviluppo sociale, culturale e scientifico. La comunicazione e la trasmissione del sapere è sempre volta all’unificazione delle attività e delle conoscenze, affinché la sfida lanciata dal nuovo processo di globalizzazione non sia un mero fluire di risorse economiche e lavorative, ma disegni nel tempo il modello per la nascita di un nuovo umanesimo.

Barbara Lattanzi



Bibliografia

AAVV., Manuale di storia delle religioni, Laterza, Bari 2003
Filoramo (a cura di), Cristianesimo, Laterza, Bari 2002
Gustas, Pensiero greco e cultura araba, Einaudi, Torino 2002
Haskins, La rinascita del dodicesimo secolo, Il Mulino, Bologna 1972
Morpurgo, Il dispiegarsi delle traduzioni nella cultura medievale, in Atti Convegno Monselice 2003, ed. G.F. Peron, Padova 2004
Rossi e Viano, Storia della Filosofia, Vol 1, Laterza Bari 1993





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